Legislatore distratto, frettoloso ed interessato perché il preteso “grande malato” non è certamente il Rito. Come sagacemente affermato dal Prof. Avv. Giorgio Costantino, insigne decano dei processual-civilisti italiani, nel convegno sul novellato processo civile svoltosi a Matera il 24 – 25 Febbraio scorso: “Don’t look up… l’asteroide è arrivato!”.
E infatti, la L. n. 206/2021, col suo attuativo D. Lgs. n. 149/2022, ai più nota come la “Riforma Cartabia” ( dal nome dell’ex Ministro della giustizia Marta Cartabia ), nella sua fattura e nei relativi tempi di rilascio – che poco spazio, in verità, hanno riservato alla riflessione degli operatori giuridici – , si appresta ad essere ricordata come l’ennesima devastante riforma che, nella sua miopia, dovendo seguitar esigenze statistiche e di fruizione dei denari del PNRR, ed altresì, non riconoscendo più, evidentemente, nel processo civile, il luogo in cui si discute e si decide dei destini degli esseri umani, non scalda per niente il cuore degli Avvocati.
Una riforma che, in molte sue parti, si manifesta come il frutto della Sindrome di Erostrato, dal nome del pastore che, secondo la mitologia classica, incendiò e distrusse il tempio di Venere ad Efeso, e interrogato dai giudici sulle ragioni del suo folle gesto, rispondeva: “l’ho fatto perchè si parli di me!”. Provocatoriamente ma non troppo, questa riforma per molti rappresenta “un gioco…, un formidabile strumento per il rilancio dell’editoria giuridica”.
La consistente mole di norme che modificano notevolmente, in particolare, il processo civile, di cui non si sentiva alcun bisogno e che, praticamente, tutti gli operatori del diritto, in qualche modo, hanno subito, e di cui si comprendono, anche se non si condividono, le ragioni vere che sottendono alla stessa, come pure all’anticipo dell’entrata in vigore rispetto al 30 giugno p.v., non può partire a pieno regime, come il legislatore avrebbe voluto, perchè priva di risorse e di una coerente organizzazione.
Si auspica la sinergia con la Magistratura, in questo momento, ugualmente scontenta dal varato pacchetto normativo. Partono gli slogan, si fanno entrare in vigore le norme ma mancano risorse ed organizzazione, si diceva, A questo punto il dado è tratto, non ci piangiamo addosso, l’Avvocatura saprà responsabilmente fare il suo, essendo ella già preparata e pronta sulle nuove norme, conscia, differentemente da chi ha una visione meno quotidiana delle disfunzioni del sistema –giustizia, della realtà dei Tribunali.
Non si può non rimarcare anche con una certa amarezza la convinzione, prospettata da diversi lustri in ogni sede accademica, associativa ed istituzionale, locale e nazionale, che il presunto “grande malato” non è il processo e che l’unica vera soluzione per la definizione (non lo smaltimento) dell’arretrato e la celebrazione dei processi in tempi congrui ed “europei” resti quella del reclutamento di magistrati ed amministrativi in una alla ottimale organizzazione degli uffici giudiziari.
Avv. Salvatore Donadei
Membro Commissione Procedura Civile UNCC