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giovedì 6 Febbraio 2025

QUANDO TORNEREMO ALLA NORMALITA’?

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La situazione di emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19 sta mettendo a dura prova la salute psicologica di tutti noi.

La preoccupazione e l’incertezza aumentano con il quotidiano aggiornamento dei dati relativi al contagio e alla letalità del virus.

A partire dai primi giorni di marzo, le nostre vite sono cambiate drasticamente e tutta la popolazione freme perchè non vede l’ora di riprendere in mano la propria routine.

Da qualche giorno, stiamo assistendo a una riduzione della crescita dei contagiati e ad un aumento del numero dei pazienti guariti.

 

Tutto ciò fa ben sperare, ma cosa significa davvero tornare alla normalità?

A livello psicologico, entrare nuovamente a contatto con le faccende interrotte quasi due mesi fa, scatena reazioni di angoscia e paura, per molteplici ragioni. Da non sottovalutare è l’impatto economico e finanziario che il Covid-19 ha avuto nelle nostre vite.

Inoltre, aver trascorso a casa così tanto tempo ha provocato due tipologie di reazioni: la prima, a livello conscio, che è legata al tormento di non potersi muovere, la seconda, a livello inconscio, che ci ha indotti in un inconsapevole stato di intorpidimento, come accade durante una lunga vacanza.

Il termine “vacanza” affonda le sue radici nel latino: “vacuum” vuol dire “vuoto, che distoglie la mente dai nostri consueti”.

L’essere umano non è programmato per reggere situazioni di allerta o tensione troppo a lungo, soprattutto se combatte contro un nemico invisibile e imprevedibile.

Una moderata dose di paura è necessaria. Ci troviamo in una peculiare condizione psicologica perchè solitamente ci viene chiesto di fare qualcosa, mentre in questo caso ci è stato chiesto di non fare nulla, interrompendo le nostre rassicuranti e confortanti abitudini.

Dopo una fase iniziale di disorientamento dovuta anche al fatto che la situazione sembrava non doversi protrarre così a lungo, è stato necessario passare a una fase di riorganizzazione delle nostre giornate, creando una nuova strutturazione di orari e attività.

In questo momento, la prerogativa è proiettarsi nel futuro a breve termine, per ritornare, molto lentamente, a una sorta di normalità.

L’emergenza dura da così tanto tempo che il fenomeno assumerà inevitabilmente contorni collettivi, come ci insegna la psicologia delle masse.

Come accade per guerre e terremoti, anche per il coronavirus esisteranno un “prima”, fatto da certezze e punti fermi, e un “dopo”, tutto da scoprire e comprendere, dove è possibile che aumentino gli episodi post-traumatici.

Sicuramente, il senso di comunità e la compattezza che abbiamo dimostrato in questo periodo ci aiuterà a ripartire, ma non c’è solo il pericolo del contagio ad affliggere noi italiani: l’epidemia da Covid-19 porta con se anche una buona dose di ansie e paure, che genera stress in chi è costretto alla quarantena e al distanziamento sociale.

Se gestita male, la quarantena può causare problemi di salute mentale, tra cui depressione e disturbi dell’adattamento, che sono caratterizzati da sintomi di stress traumatico.

Una buona amministrazione della quarantena si ha quando le persone ne comprendono la logica e hanno la capacità di comunicare efficacemente con amici, familiari e colleghi.

È probabile che si verifichino, a medio e lungo termine, sensazioni di frustrazione e angoscia e, nelle persone che hanno già problemi di salute mentale, è possibile che essere obbligati alla quarantena possa portare a un deterioramento della loro salute mentale.

Inoltre, le famiglie che hanno relazioni spezzate, trovandosi a stare insieme per periodi prolungati, potrebbero avere più difficoltà ad affrontare l’isolamento forzato.

Secondo un sondaggio, il 12% degli italiani avverte già serie difficoltà in famiglia, in seguito alla quarantena. È probabile che le persone scoprano che le relazioni con gli altri possono diventare tese; tuttavia è importante riconoscere che non è affatto raro avere

relazioni rigide con i propri parenti e l’attuale crisi offre anche l’opportunità di rafforzare le relazioni familiari.

Di sicuro, quando tutto sarà finito, le cose torneranno sostanzialmente a una nuova normalità. Anzi, è persino possibile che alcune persone acquisiscano nuove competenze relazionali e saranno in grado di rimanere in contatto con gli altri persino più di prima che scoppiasse l’epidemia di Covid-19.

In definitiva, per ridurre l’impatto psicologico della quarantena, bisogna assicurarci che sia ben amministrata. Inoltre, dovremmo limitare l’esposizione ai resoconti dei media sulla situazione attuale, in quanto possono causare ansia. Meglio fare affidamento su informazioni ufficiali provenienti da fonti attendibili. Dovremmo anche contattare i familiari, gli amici e i colleghi più spesso per ricreare un social network di supporto positivo.

Infine, è importante non sviluppare abitudini malsane che incidono sul benessere fisico, poichè ciò ci porterà ad essere meno capaci di affrontare lo stress.

Quindi, prestiamo attenzione a un’alimentazione sana, a un sonno sufficiente, all’esercizio fisico e a limitare la dipendenza da alcol, sigarette, gioco d’azzardo e droghe.

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