La Chiesa Cattolica il 16 luglio celebra la festa liturgica ti “La Matonna ti lu Carminu”(della “Madonna del Carmelo” o “Beata Vergine Maria del Monte Carmelo). Questa festa mariana è particolarmente sentita in molti luoghi d’Italia e del mondo dove vengono organizzati processioni, liturgie eucaristiche e solenni festeggiamenti civili in onore della Vergine Maria.
L’etimologia del titolo “Madonna del Carmelo” è legata al nome del Monte Carmelo, una catena montuosa che si trova in Israele e che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Secondo la tradizione, la Sacra Famiglia sostò su questo monte al ritorno dall’Egitto. Il nome “Carmelo” deriva dall’aramaico “Karmel”, che significa “Giardino-Paradiso di Dio”, un luogo considerato sacro nella tradizione biblica per la sua bellezza. Non a caso, i conventi carmelitani sono spesso circondati da giardini, simbolo di questo paradiso terrestre. Il titolo di “Madonna del Carmelo” è uno dei più significativi attribuiti alla Vergine Maria, poiché rappresenta la manifestazione più bella dell’amore di Dio. La storia del titolo è strettamente legata all’Ordine dei Carmelitani, fondato sul Monte Carmelo nel XII secolo da un gruppo di eremiti che si ispirarono al profeta Elia, vissuto sul monte secondo la tradizione biblica. Questi eremiti dedicarono la loro vita alla preghiera e alla contemplazione, creando un legame profondo con la figura della Vergine Maria.

La festa della Madonna del Carmelo commemora un evento significativo che risale al 16 luglio 1251, quando la Vergine Maria apparve in sogno a Simone Stock, priore generale dell’Ordine Carmelitano. Durante l’apparizione la Madonna consegnò a Simone Stock lo Scapolare, un segno distintivo dell’Ordine, promettendo la salvezza dal fuoco eterno a quanti lo avrebbero indossato dopo la morte. Lo Scapolare, noto anche come “abitino”, è composto da due pezzi di stoffa marrone in lana con l’effigie della Madonna, legati da cordicelle o nastri che poggiano sulle spalle. La consacrazione alla Madonna mediante lo Scapolare rappresenta un impegno a imitare le sue virtù e rimane un simbolo importante della devozione e della spiritualità carmelitana.
In Italia esistono chiese, santuari e cappelle dedicate alla Madonna del Carmine.
A Nardò, nel centro storico, in Corso Vittorio Emanuele II, si trova la chiesa della Beata Vergine del Carmelo. La sua storia risale ai secoli XV e XVI, quando l’edificio originale fu costruito e dedicato all’Annunziata. Dopo essere stato distrutto durante l’assedio francese nel 1528, fu ricostruito tra il 1532 e il 1562 in stile rinascimentale. I Carmelitani Calzati presero in carico la chiesa nel 1568 ed edificarono il convento adiacente nel 1582.
Nel 1743 la chiesa subì gravi danni a causa del terremoto e fu ricostruita nel 1754 in stile settecentesco ad opera dei fratelli De Angelis . In quell’occasione, il titolo della chiesa fu cambiato in quello attuale della B. V. Maria del Carmelo. La facciata presenta elementi romanici, con un portale d’ingresso affiancato da due leoni dalle espressioni feroci. L’interno della chiesa è completamente decorato con stucchi barocchi e si sviluppa longitudinalmente, con sei arcate su pilastri e un vano presbiteriale quadrangolare che accoglie il coro. Il controsoffitto della navata centrale è adornato da dipinti ad olio su tela attribuiti a Domenico Antonio Carella e raffiguranti i Santi appartenenti all’Ordine Carmelitano.

Le due navate laterali ospitano dodici cappelle e nove altari. Nella quinta cappella a sinistra si trova l’altare della Madonna del Carmine, con un dipinto ad olio su tela raffigurante la Vergine Maria del Carmelo e realizzato da un ignoto pittore salentino, nella seconda metà del sec. XVIII. L’opera rappresenta la Vergine del Carmelo con in braccio il Bambinello, mentre ai suoi piedi sono raffigurati il beato Simone Stock a sinistra e le anime purganti a destra. In alto, due angeli depongono una corona sul capo della Vergine Maria.”
Nella sesta cappella, a destra, si trovano tre nicchie. Quelle laterali accolgono le statue del Sacro Cuore di Gesù e di Teresa di Gesù Bambino, mentre quella centrale custodisce la statua della Madonna del Carmine.
Nel 1936, durante la festa della Vergine, che quell’anno fu celebrata il 19 luglio, i neretini furono scossi da un episodio molto triste e misterioso La statua della Vergine, come da tradizione, era esposta sull’altare maggiore, circondata da drappi, fiori e ceri, in un’atmosfera di grande solennità. Nell pomeriggio scoppiò un incendio nella parte inferiore della statua, danneggiando irreparabilmente il sontuoso abito della Vergine, ricamato, con l’antica e raffinata tecnica dell’oro posato, dalle suore del convento di clausura di Nardò, e gli ori donati dai fedeli nel corso di un secolo.
Tra gli oggetti rovinati c’erano anche le preziose collane nuziali in filigrana, donate secondo un’antica tradizione neretina, dalle suocere alle nubende, che a loro volta avevano donato alla Madonna del Carmelo. Si narra che, al termine della Prima Guerra Mondiale, numerosi fedeli fecero donazioni alla Vergine per ringraziarla della protezione accordata ai loro cari durante il conflitto e per il loro ritorno a casa.

La causa dell’incendio fu ufficialmente attribuita ad un cortocircuito nell’illuminazione della statua, ma i neretini nutrirono molti dubbi al riguardo poiché l’incendio era partito dalla parte inferiore del simulacro, lontano dall’impianto elettrico che si trovava lateralmente, alimentando così sospetti e perplessità sulla vera origine dell’incidente. Questo evento misterioso turbò profondamente la popolazione e fu tramandato oralmente per almeno due generazioni. È giunto a noi grazie al ritrovamento di alcuni documenti depositati in Cattedrale. Successivamente, la statua fu restaurata grazie alle offerte della Sacra Confraternita della Chiesa dell’Annunziata e Carmine di Nardò e dei cittadini, che vollero così rendere omaggio alla Vergine. Attualmente la chiesa della Madonna del Carmelo custodisce la bellissima e antichissima statua della Madonna del Carmelo, ritornata al suo antico splendore. La statua, realizzata in cartapesta, è alta circa m.1,75, è ricoperta con una veste preziosa in seta di colore bordeaux e un ampio mantello in seta bianco-panna ricamati in oro. Il girello o “macennula” (chiamato così perché simile allo strumento utilizzato raggomitolare la lana) è coperto da tre sottogonne in stoffa bianca di cotone.
Il vestito è interamente ricamato in oro con motivi decorati che raffigurano foglie d’acanto, rametti, boccioli e fiorellini con al centro piccole pietre, mentre il manto è anch’esso ricamato a mano con fili d’oro e decorato con gemme preziose. La statua ha in braccio il Bambinello che indossa un abito in tessuto damasco di seta bianca e rifinito con pizzo. Entrambi hanno in testa una corona di argento e in mano uno scapolare ricamato in oro. Ai piedi della Vergine si trova il simulacro del beato Simone Stock, che riceve lo scapolare dalle sue mani. La statua è rivestita con l’abito dell’ordine dei carmelitani, un saio marrone e una cappa bianca in cotone. La statua della Madonna del Carmelo è stata restaurata nel 2005 ad opera della PIA UNIONE E BENEFATTORI, come testimonia la scritta in oro visibile nella parte inferiore del suo vestito. Durante l’anno è custodita in una nicchia di legno, ma nei giorni precedenti la festività viene posta su un altare laterale, dove può essere ammirata.
Gli ori e i gioielli, donati dai fedeli come ex voto e accumulati nel corso degli anni, non vengono più utilizzati per adornare la statua della Vergine Maria nel giorno della sua festa, ma sono custoditi nella Curia.
Nel passato, c’era una tradizione consolidata. Il giorno successivo ai festeggiamenti, i neretini si trasferivano nelle case di campagna per trascorrere la villeggiatura, che durava fino a settembre.

Ancora oggi, la festa della Madonna del Carmine è un evento molto sentito e radicato nella tradizione cittadina. La comunità partecipa con devozione alla novena e alla processione, accompagnata dalla Banda che esegue l’inno “Bel decoro del Carmelo”. Durante il corteo religioso, i componenti dell’antica Confraternita, fondata nel 1568, indossano lo scapolare e portano con orgoglio l’antico pennone della Confraternita maschile e lo stendardo della Confraternita SS. Annunziata e Carmine.

La festa non si limita agli eventi religiosi, ma comprende anche momenti di unione e convivialità, con musica, degustazioni e spettacoli che animano la città. Le luminarie artistiche aggiungono un tocco di magia e di suggestione. La festa è un’occasione per rafforzare i legami comunitari e per celebrare la spiritualità e la tradizione locale.
Mariella Adamo e Lucia Bove