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”LA FESTA TI L’ASSUNTA E LI CENTU CRUCI”

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Il 15 Agosto ricorre la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

Maria, la Madre di Gesù, terminato il corso della vita terrena, fu portata in Paradiso, sia con l’anima che con il corpo, cioè fu assunta, accolta in cielo.

La scelta del 15 Agosto, per celebrare la festa dell’Assunta, sembra che dipenda dal fatto che a Gerusalemme, a partire dal V secolo,  questo giorno fosse dedicato a Maria.

Verso l’inizio del VI secolo la festa del 15 Agosto fu designata con appellativi diversi: Assunzione di Maria in Occidente e Dormitio Virginis in Oriente.

Il 1° novembre 1950 Papa Pio XII proclamò solennemente, come dogma di fede della Chiesa Cattolica, l’Assunzione della Vergine Maria al cielo con la Costituzione Apostolica “Munificentissimus Deus”.

Secondo una credenza popolare Dio, in questo giorno, elargirebbe agli uomini abbondanti grazie e benedizioni. Perciò c’è la tradizione di recitare “Le Cento Croci”, una preghiera particolare, insistente  e ardita, rivolta alla Vergine Maria affinchè interceda presso Dio per ottenere la salvezza  dal peccato.

La preghiera, per alcune peculiarità, rimanda ad antichi riti e tradizioni di matrice popolare, che affondano le loro radici nella notte dei tempi e che i popoli hanno trasmesso oralmente di generazione in generazione.

I suddetti riti e tradizioni, inizialmente di origine orientale, sono poi stati importati e diffusi in Occidente.

Essi sono:

– l’uso di farsi ripetutamente la croce ogni volta che si recita un tratto nodale della preghiera;

– la ripetizione continua e cantilenante della formula dialettale;

– il riferimento biblico, presente nel testo, alla Valle di Giòsafat

(situata a est di Gerusalemme), dove secondo il profeta Gioele

(GI 4, 1-2) si raduneranno tutti i popoli, alla fine dei tempi, per il giudizio divino.

Nel Meridione e, in particolare nel Salento, gli anziani  sono i custodi  dell’antica prece intitolata: ”Li Centu Cruci” (“Le Cento Croci”), costituita da una formula dialettale ripetuta dall’orante per cento volte, accompagnata dal segno della croce e alternata da cento “Ave Maria”.

Nella città di Nardò il rito della preghiera dapprima fu attribuito all’abate benedettino Stefano, che reggeva il monastero della Chiesa Santa Maria de Nerito, che è attualmente la basilica Cattedrale  dedicata a Maria Santissima Assunta.

Dal 1413, in occasione della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, la tradizione della recita delle “Centu Cruci” continuò con Giovanni De Epifanis, titolare della Cattedrale neretina, divenuto  Vescovo della Diocesi di Nardò.

Nel passato il 15 Agosto, alle ore 15.00, nelle corti e nei vicoli  stretti e tortuosi del centro storico di Nardò, gruppi di persone si radunavano e si disponevano a cerchio per recitare l’antica orazione. Nelle campagne, invece, le persone erano solite ritrovarsi all’ombra di un grande albero, data l’ora e l’elevata temperatura estiva, oppure vicino ad un’edicola votiva dedicata alla Vergine Maria. I partecipanti avevano in mano la corona del Rosario e, quando tutti erano al loro posto, la donna più anziana dava inizio alla preghiera delle “Centu Cruci” con un autorevole: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

Dopo calava un religioso silenzio, interrotto dalla voce squillante della donna, che recitava la seguente formula dialettale:

“LI CENTU CRUCI”

Pensa, anima mia, ca ha murire;
la Valle ti Josefat imu scire  truare
e lu nimìcu nanzi ndi ole issìre.

Fermu nimìcu,
no mi tentare no mi ‘ttirrire,
ca centu cruci fici an vita mia

lu giurnu ti la Vergine Maria.
Mi li fici e mi li scrissi,
parte ti l’anima mia tu no nd’abbìsti.

TRADUZIONE:“LE CENTO CROCI”

Pensa, anima mia, che dovremo morire;

nella valle di Giosafat dovremo andare

e il nemico (il demonio) cercherà di venirci incontro.

Fermati, nemico mio!

Non mi tentare e non mi atterrire,

perché feci cento segni di croce ( si fa il segno della croce)

durante la mia vita

nel giorno dedicato alla Vergine Maria.

Mi segnai, ascrivendo ciò a merito mio

E tu non avesti potere sulla mia anima.


Questa è una preghiera, che se viene  recitata almeno una volta nella vita, ha la virtù di proteggere l’orante dal maligno.

Ancora oggi, la pratica devozionale delle “Centu Cruci” continua ad essere svolta in alcuni luoghi della città di Nardò e di altri centri salentini.

Mariella Adamo e Lucia Bove

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