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“TECHNOLOGY ADDICTIONS”: UNO SGUARDO ALL’UTILIZZO SPASMODICO DELLE NUOVE TECNOLOGIE

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Nella società dell’informazione e della conoscenza, tutto viaggia ad alta velocità, basta un “click” per ritrovarsi in più luoghi e spazi contemporaneamente. Faccio riferimento, all’utilizzo delle piattaforme web, dei giochi virtuali e delle pagine social. All’interno di uno spazio globale, si instaurano differenti dinamiche ed è bene conoscere bene gli strumenti mediali per farne un corretto utilizzo.

Le nuove generazioni, sono costantemente impegnate a comunicare online, scambiare opinioni e a divertirsi in rete. Ma quali sono i potenziali rischi?

Il rischio principale, sarebbe quello di trasporre il proprio sé in un mondo alternativo, che non è quello reale in quanto mera “rappresentazione” di un’idea trasposta.

Il fatto di ricevere continuamente “risposte” o “apprezzamenti” della propria immagine, rischia di coinvolgere in un circolo vizioso che potrebbe in alcuni casi sprofondare nella dipendenza.

La dipendenza tecnologica, è una patologia che interessa principalmente le fasce della popolazione più giovani. Infatti, i giovani tra i 12 e i 25 anni, vengono definiti “nativi tecnologici”, ovvero sono nati in un mondo dove la tecnologia faceva parte della vita dei più. Si è osservato di come, andando avanti con l’età, gli adolescenti siano sensibili all’utilizzo degli smartphone. Una ricerca pubblicata sul quotidiano italiano “Repubblica” ha stimato che il 79 % degli adolescenti non riesce a staccarsi dallo smartphone per più di tre ore consecutive.

Classificare le dipendenze tecnologiche non è facile, in quanto ne esistono differenti tipi.

Tra le varie forme più comuni abbiamo la “cyber sex” ovvero dipendenza dal sesso virtuale che è legata all’utilizzo compulsivo di materiale pornografico o sesso virtuale; la “dipendenza da relazioni virtuali” dove il dipendente instaura relazioni virtuali, di amicizia o romantiche, con persone incontrate online ed in questo caso, i legami virtuali divengono più importanti di quelli reali; la “net compulsions” che determina la presenza di atteggiamenti compulsivi legati all’uso di internet come il gioco d’azzardo online, le aste online o lo shopping compulsivo; infine, abbiamo il “sovraccarico cognitivo” ovvero la ricerca compulsiva e spesso immotivata di informazioni online.

Nel momento in cui la dipendenza è palese, è necessario chiedere un aiuto specializzato. La dipendenza da tecnologia, viene trattata alla stessa maniera delle altre dipendenze comportamentali, tramite psicoterapia e dove necessario tramite trattamento farmacologico. Prima di arrivare ad una dipendenza conclamata, ricordiamo che la dipendenza da tecnologia si può prevenire. Soprattutto per quanto riguarda bambini ed adolescenti, è molto importante avere delle regole chiave in famiglia che regolino l’utilizzo della tecnologia, senza demonizzarla, affinché resti un valido strumento e non diventi un problema.

A mio avviso, bisognerebbe investire sull’educazione, creando “empowerment” di comunità e di società. Le agenzie formative come la scuola e la famiglia e le istituzioni del non formale (ad esempio le associazioni) dovrebbero promuovere nuovi modelli di pensiero e di azione dando ascolto ai bisogni individuali ed investendo sulla socialità. Creare rete e rafforzare i legami è possibile.

A scuola, attraverso una progettazione didattica mirata è possibile educare alle tecnologie, dando la possibilità agli studenti di acquisire le competenze base per poter utilizzare in maniera costruttiva e consapevole gli strumenti mediali.

Concludo affermando che il “medium” tecnologico non è solo un mezzo poiché racchiude in sé un vasto repertorio valoriale. Nella comunicazione è molto importante analizzare il “contenuto” che viene trasmesso in quanto “simbolo”, “artefatto” e “prodotto” rappresentativo dello scambio comunicativo.

Dott.ssa Laura Carcagni

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