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FINITO IL RESTAURO DELLA FONTANA DEL TORO

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La fontana del Toro di piazza Salandra è tornata a nuova vita dopo gli interventi di manutenzione straordinaria e di restauro e ieri sera per la prima volta i neretini ne hanno potuto ammirare la ritrovata bellezza. Il sindaco Pippi Mellone, infatti, ha tagliato il nastro dell’opera monumentale, realizzata nel 1930 su disegni e modello dello scultore Michele Gaballo e consegnata alla città per la prima volta in concomitanza dell’inaugurazione della conduttura dell’Acquedotto Pugliese, il 28 ottobre 1930. La sua realizzazione fu il sigillo simbolico all’arrivo a Nardò dell’Acquedotto.

Gli interventi, eseguiti dalla ditta Vitale Restauri di Nardò su progetto degli architetti Giovanni De Cupertinis e Katja Maaria Huovinen, hanno permesso di restituire antica dignità scultorea e funzionalità a uno dei simboli della città, motivo identitario e d’orgoglio per generazioni di neretini. Si è proceduto innanzitutto con una pulitura delle superfici, poi con una serie di azioni mirate di consolidamento superficiale e stuccatura (previa rimozione delle parti ammalorate), quindi con operazioni di riadesione e protezione. Per quanto riguarda l’impianto idrico, è stato ripristinato il circuito originario che immette l’acqua nella vasca centrale superiore e sono state sostituite le tubazioni danneggiate (compresi gli ugelli per il getto proveniente dalle teste di medusa). È stato rifatto l’impianto d’illuminazione non più funzionante con l’installazione di apparecchi a Led ad immersione.

Il sindaco Pippi Mellone ha voluto far coincidere questa serata fortemente simbolica con l’anniversario della sua elezione a Sindaco di Nardò, avvenuta esattamente cinque anni fa. Alla cerimonia ha preso parte, tra gli altri, anche Valeria De Metrio, una delle pronipoti di Michele Gaballo.

“Quello che abbiamo fatto alla fontana del Toro – ha spiegato il primo cittadino – cioè riportarla all’antico splendore, restituendole dignità e decoro, è la metafora di quello che abbiamo fatto all’intera città in questi cinque anni, una città morente che abbiamo stravolto e ammodernato. Era giusto far coincidere l’inaugurazione della “nuova” fontana con l’anniversario dello storico 19 giugno 2016, quando Nardò ha iniziato il suo straordinario processo di cambiamento. Che, ovviamente, non finisce qui. Può sembrare una battuta, ma nella sostanza non lo è: visti i cambiamenti di cinque anni, Nardò ha bisogno di nuove cartoline perché abbiamo trasformato i luoghi più belli o ne abbiamo creati di nuovi”.

“Questa è una città – ha aggiunto il vicesindaco Oronzo Capotiche aveva amministrazioni che impiegavano tre anni per fare una strada e per farla male. In questi anni abbiamo stravolto tutto, andando nel cuore dei problemi, individuando le soluzioni, intercettando le risorse e facendo i lavori nei tempi giusti. Il restauro della fontana del Toro è una promessa mantenuta. Si tratta di un simbolo della città a cui siamo tutti legati, un motivo di identità e di orgoglio per i neretini che vivono qui e per tutti quelli che sono sparsi nel mondo”.

La fontana del Toro nel 2020 ha compiuto 90 anni. Nel 1930 si decise di collocarla addossata al transetto della chiesa di S. Domenico, rimasto spoglio a seguito dell’abbattimento di alcune botteghe compiuto qualche anno prima. Da allora, la fontana, unitamente a otto fontanine in ghisa installate negli stessi giorni della realizzazione, distribuisce acqua pubblica per tutti i cittadini. L’opera è nata per “celebrare” le origini di Nardò, che secondo la leggenda fu fondata lì dove un toro, scavando il terreno con lo zoccolo, fece sgorgare l’acqua. Dopo aver preparato i disegni e un modello in gesso, la fontana fu commissionata il 3 ottobre 1930 alla ditta leccese “F.lli Peluso” da realizzarsi in pietra artificiale (cromofibrolite), ad imitazione del marmo di Trani, in perfetta sintonia con lo spirito autarchico che il regime fascista perseguiva. Diciassette anni dopo, l’amministrazione comunale, nella seduta del 26 agosto 1947, deliberò all’unanimità l’approvazione del preventivo di spesa per i lavori di restauro, presentato dallo stesso Michele Gaballo e pari a 55 mila lire, dando allo stesso l’incarico dell’esecuzione. Prima di questo, un altro intervento era stato completato nel 2000.

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