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SALTO DI QUALITÀ DEL TURISMO CULTURALE NERETINO, ARRIVANO 560 MILA EURO

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Seduti comodamente sulle terrazze del castello a scoprire con le tecnologie più avanzate storie e leggende dello stesso sito e uno spaccato della storia di Nardò. Presto tutto questo sarà possibile grazie ai 560 mila euro in arrivo grazie al progetto Emoundergrounds, che mette a “sistema” una serie di interventi di promozione, valorizzazione e migliore fruizione del castello Acquaviva d’Aragona. Con l’utilizzo di tecnologie avanzate di informazione e comunicazione, nuovi media, tecnologie emozionali, strumenti di marketing innovativi e quindi grazie ad ausili tecnologici e informatici, audio-guide, pannelli, realtà aumentata, simulazioni, applicazioni mobili intelligenti, schermi interattivi e proiezioni, i visitatori potranno fare un salto nel passato trovandosi virtualmente a tu per tu con duchi e baroni del tempo o davanti a prigionieri chiusi nelle segrete che chiedono aiuto. Un percorso emotivo e suggestivo lungo la storia e la leggenda del sito.

“È la svolta definitiva per il turismo nella nostra città – esulta il sindaco Pippi Mellonegrazie a un progetto che ci fornisce in dote risorse straordinarie per operare e un “metodo” che, facendo fulcro sul castello, ci permette di mettere a sistema una parte importantissima della nostra offerta culturale. Insomma, è il salto di qualità che volevamo. Sul piano della programmazione strategica stiamo facendo un autentico miracolo, frutto di una visione di città e delle capacità e del lavoro quotidiano del mio staff e di tecnici e funzionari dell’ente. Una pagina nuova e ricchissima nella storia di Nardò”.

Emoundergrounds (da “emotional undergrounds”, sotterranei emozionali) vede Nardò capofila di una rete internazionale di infrastrutture culturali e rientra nel programma di cooperazione territoriale europea Interreg V-B Adriatic-Ionian 2014-2020. Riguarda appunto dieci partner di progetto e cinque partner associati tra Italia, Grecia, Croazia, Slovenia, Albania, Montenegro, Bosnia-Erzegovina. I primi sono, oltre al Comune di Nardò, i Comuni di Carpi (Modena), Andravida-Kyllini (Grecia), Ivancna Gorica (Slovenia) e Kukes (Albania), l’agenzia di sviluppo di Rijeka “Porin” (Croazia), l’istituto pubblico “Fortezza della Cultura” di Sibenik (Croazia), il centro regionale di sviluppo di Koper (Slovenia), l’organizzazione del turismo del Comune di Bar (Montenegro) e l’agenzia per lo sviluppo delle piccole e medie imprese di Trebinje (Bosnia-Erzegovina). I secondi sono la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto, la Fondazione Forte Marghera del Veneto, l’ente turistico di Rijeka (Croazia), il Comune di Komen (Slovenia) e il centro della cultura di Bar (Montenegro). Il progetto, finanziato per complessivi 2 milioni e 800 mila euro (di cui appunto 560 mila euro per Nardò), punta a sfruttare al meglio il fascino intramontabile di luoghi segreti e il mistero restituito da anguste stanze e bui corridoi del piano interrato di un maniero. Il castello Acquaviva d’Aragona, uno dei dieci attrattori culturali valorizzati dal progetto (castelli, fortezze e altri edifici culturali con sotterranei), completerà il suo percorso verso la dimensione di contenitore culturale e struttura d’attrazione turistica, offrendo ai visitatori un viaggio nel tempo, tra storia e leggenda, per scoprire le vicende della città.

Il progetto è, di fatto, più complesso perché le attività previste includono azioni di networking, studi e analisi dei siti (che servirebbero a capire di più sulla storia del castello), sviluppo di strumenti ICT, azioni pilota di progettazione e sviluppo di percorsi e itinerari culturali innovativi, azioni di informazione istituzionale, di sensibilizzazione, formazione. Oltre a meeting, eventi, protocolli di intesa, realizzazioni di pubblicazioni e materiale promozionale, realizzazione di un sito web dedicato al progetto e attività sui social network, percorsi di training da offrire a giovani disoccupati o occupati interessati ad acquisire competenze su tecnologie e metodi innovativi di gestione congiunta di siti culturali. Il castello diventerà il “fulcro” per avviare iniziative tra i partner, aumentare i flussi di turisti, promuovere gli itinerari emozionali, puntare alla gestione sostenibile, intelligente e inclusiva dei siti culturali, potenziare lo sviluppo delle capacità degli operatori turistici, creare nuove competenze professionali e posti di lavoro su tecnologie innovative per la valorizzazione del patrimonio culturale, attivare iniziative di comunicazione e sensibilizzazione.

“La storia, in parte ancora misteriosa del nostro castello – dicono l’assessore alla Cultura Ettore Tollemeto e al Turismo Giulia Pugliaè il pretesto per fornire al turista un’occasione nuova per fruire dei contesti, diventa un originale e innovativo motivo di attrazione, con conseguente e inevitabile impatto positivo sulla destagionalizzazione dell’offerta. Questo luogo magico nasconde ancora vicende che meritano di essere conosciute e valorizzate, aggiungendo altra ricchezza al patrimonio storico e culturale della città”.

Il fascino del Castello dipende per gran parte dal mistero che ancora oggi lo circonda. Costruito sotto il ducato degli Acquaviva d’Aragona nel XV secolo, ha un impianto quadrangolare con tre torrioni circolari e uno a mandorla, che ne fanno un caso esemplare. Era interamente circondato da un fossato che fu colmato agli inizi del ‘900, salvo per il lato attiguo alla Villa Comunale. Il castello di Nardò fa parte di una serie di castelli aragonesi della fine del 1400 per la difesa della Terra d’Otranto e di tutto il Regno dopo l’attacco del 1480 nella città idruntina e la presa di Gallipoli del 1484. Con le leggi napoleoniche venne sottratto alla casata degli Acquaviva e passò al demanio del Regno per poi essere acquistato dai baroni Personè alla metà dell’800. Nel 1933 fu venduto al Comune di Nardò per poco più di 78 mila lire.

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