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SGARRO SOLO IL WEEKEND!

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Pensate che un pasto infrasettimanale abbia più calorie rispetto al weekend?

Pensate che pesi di più una pizza dei sensi di colpa?

Lo scorso sabato una ragazza ha postato la foto di una pizza e la didascalia diceva “Il tanto atteso sabato perché posso finalmente mangiare la pizza”.

Dunque, partiamo dal presupposto che il sabato sia un giorno come un altro, ma la pizza cosa potrebbe rappresentare all’interno di un piano alimentare sano ed equilibrato?

Se consideriamo la pizza come un cibo premio, come uno “sgarro” che crediamo di meritare dopo una settimana in cui abbiamo mangiato tutto alla lettera, senza aver ingerito una caloria extra, abbiamo un’idea errata di quella che dovrebbe definirsi alimentazione.

Il fatto di attendere il weekend per concederci tutto ciò che riteniamo off limits durante la settimana è deleterio.

È tremendo questo concetto che è alla base della cultura che si è instaurata ai giorni nostri. In realtà il concetto di sgarro dovrebbe essere superato, lo sgarro esiste nel momento in cui ciascuno di noi è un mangiatore emotivo, ossia un mangiatore che associa al cibo un’etichetta, quale possa essere un premio, una ricompensa o una consolazione.

Lo sgarro non esiste perché non esiste nessun cibo che posso permettermi in determinati momenti o giorni. Tutto il cibo è disponibile ogni giorno, sempre.

Sta a noi contestualizzarlo, mangiarlo consapevolmente seguendo i segnali del corpo.

Risulta poco naturale l’atto del resistere: posso resistere alla tentazione di comprare un paio di scarpe, magari è un acquisto non strettamente necessario, ma non posso resistere a una pizza o a un dolce se il mio corpo in quel momento mi manda un segnale di fame e lo assecondo, e mi fermo a metà pizza o a uno, due pasticcini se ascolto il mio senso di sazietà.

Sta tutto nella consapevolezza. La mindfulness non vieta e non suggerisce cosa mangiare, piuttosto insegna a stare insieme al cibo, osservarlo, entrare in contatto con i segnali del proprio corpo, disattivare il pilota automatico e mangiare con consapevolezza.

Resistere a qualcosa che vorremmo durante la settimana non farà altro che aumentare il desiderio e arrivare al weekend che non saremo in grado di controllarci e mangeremo oltre.

Oltre il senso di sazietà, oltre il gusto, oltre il piacere.

Mangiare bene (anche qui è un concetto da rivedere) durante la settimana per poi strafare dal venerdì sera fino alla domenica annullerà tutti i sacrifici fatti fino a quel giorno. Dobbiamo comprendere che le calorie ingerite durante il weekend hanno lo stesso peso di un giorno qualunque e non si può ragionare con l’idea del “dal lunedì dieta”.

Non esistono giorni, momenti, occasioni. Esiste il nostro corpo, lo stomaco, i segnali.

Mangiare in relazione ad una motivazione diversa da quella del nutrirsi o da quella del puro piacere (perché no?) va benissimo. È fondamentale, tuttavia, saperlo fare.

Mangiare il nostro cibo preferito condito dai sensi di colpa non è un’esperienza piacevole. Trovare gratificazione nel cibo non ci farà sentire realmente soddisfatti.

Credete veramente che una pizza sia più pesante dei sensi di colpa? Credete veramente che sia meglio rinunciare al nostro cibo preferito pur di non sentirci in colpa di aver sgarrato?

Bene, questo non è avere un rapporto sano col cibo. Quello che manca è l’informazione, alle volte. Quello che manca è la consapevolezza, altre volte.   

Informazione circa la composizione, la ripartizione dei macronutrienti, le calorie di certi alimenti, che potrebbe indicarci un nutrizionista.

Consapevolezza circa i nostri segnali interni, la desiderabilità di un cibo, l’emotività intorno a quel cibo, che potremmo valutare solo noi.

La mindful eating introduce in questo percorso di consapevolezza: insegna a saper mangiare ogni categoria di cibo, sempre, ogni qualvolta si presenterà l’occasione, conduce verso la rivisitazione di alcune categorie di cibi che prima consideravamo in un modo e, in seguito, sono stati rivalutati (sia in positivo che in negativo).

La mindful eating insegnerà a mangiare senza pensieri, creerà un’esperienza intorno al cibo priva di ogni etichetta e condizionamento, spiegherà che i sensi di colpa non esistono, perché nessuno è più meritevole di un altro di poter mangiare.

Mangiare è un atto naturale, necessario e piacevole. Quello che dovremmo fare è tornare allo stadio primordiale del nutrirsi spogliandolo di qualsiasi artificio ed è possibile con un ritorno alla consapevolezza.

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