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IL PMA DI NARDÒ CHIUSO DA PIÙ DI UN ANNO. IMPEGNO CIVICO PER NARDÒ INVITA IL SINDACO MELLONE A CONFRONTARSI CON IL PROPRIO ALLEATO ALLE REGIONALI PRESIDENTE EMILIANO

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Il centro PMA di Nardò, fiore all’occhiello della Regione Puglia e dell’ex Ospedale “Sambiasi” di Nardò, che conta su un numero importante di trattamenti andati a buon fine e di centinaia di famiglie che vi fanno riferimento, da più di un anno ormai è chiuso.

O meglio dire è “sospeso”. Le motivazioni sono legate ad un presunto e fantomatico trasferimento del medesimo presso il Vito Fazzi di Lecce, la cui apertura e funzionalità però è stata confermata (da più di un anno) dalla Asl di Lecce, con articoli di giornale e comunicati nei quali tuonava “Aperto nuovo centro PMA al Vito Fazzi”. Notizia falsa, servita probabilmente per sopire gli animi e mettere a tacere i giornalisti che avevano sollevato la questione anche nei TG regionali prima delle ultime elezioni regionali.

Di fatto nessun centro di PMA pubblico è oggi attivo e addirittura molte delle coppie in cure presso il centro di Nardò sono di fatto ferme. Accertamenti diagnostici, esami, ecografie, trattamenti ormonali: tutte situazioni che hanno un costo e non solo economico legato al pagamento della prestazione al CUP, ma anche e soprattutto psicologico e personale.

L’Asl di Lecce deve garantire la continuità terapeutica alle centinaia di coppie che hanno iniziato in questi anni il percorso di Pma presso il centro di Nardò, è un loro diritto, cosi come riconosciuto anche dalla Costituzione art. 32, così come deve scongiurare l’interruzione di pubblico servizio che si è venuta a creare con la sospensione delle attività di I e II livello in assenza dell’immediata apertura del centro presso l’ospedale Vito Fazzi di Lecce

Ad oggi, l’unico centro PMA pubblico in Puglia è rappresentato dal centro di Conversano con liste di attesa ormai che superano l’anno.

Nonostante l’attuale Amministrazione neretina sia ben a conoscenza di quanto predetto nessuna iniziativa è stata intrapresa dal Sindaco Mellone.

Ricordiamo che a seguito della modifica della legge 833/78  ai sindaci  sono affidati dal DLg 299/99 (decreto Bindi) poteri di programmazione, di controllo e di giudizio sull’operato del direttore generale delle ASL.

Ebbene oggi abbiamo il paradosso che il Pma di Nardò, ultimo baluardo della sanità neretina e punto di riferimento per la sanità regionale, dopo essere stato perfettamente messo a norma in ogni sua sfaccettatura nell’agosto del 2020 non può continuare la propria attività per scelte Regionali e di riflesso dell’Asl di Lecce.

In questi anni, tante famiglie sono state confortate dalla presenza di un centro di eccellenza nel Salento e tutti abbiamo sentito dire e consigliarci “Vai a Nardò, ti aiuteranno!”. La frase che ogni futura mamma vorrebbe sentirsi dire…

Eppure, la politica oggi sembra non vedere e non sentire.

Non una risposta per chi nel frattempo era in cura, non una certezza. Semplicemente si è stati costretti ad interrompere tutto: terapie lasciate a metà, esami diagnostici che tra qualche mese saranno superati e perciò andranno rifatti, ecografie da aggiornare, esami del sangue e spermiogrammi da rifare (a pagamento). Ma quel che ancora è più grave sarà il tempo, una variabile non di poco conto per una donna costretta, sulla soglia dei 45 anni, a fare i conti con l’orologio biologico.

Ok, a giugno verrà inaugurato un nuovo centro al Vito Fazzi di Lecce (FORSE), ma nel frattempo cosa accadrà alle tante coppie? Ad oggi, sono aumentati vertiginosamente i casi di separazione e divorzio dovuti alle complicanze psicologiche intervenute nella coppia per non riuscire a creare “una famiglia”, e l’interruzione e sospensione del Pma di Nardò non fa che ampliare detta problematica.

Serve senso pratico e sensibilità. Una sensibilità materna che viene chiesta trasversalmente a uomini e donne della politica che oggi ci rappresentano e devono dare voce a questo bisogno.

Ci si domanda perché ancora una volta la sanità pubblica debba essere così maltrattata e svilita da interventi che altro non fanno che aumentare la richiesta verso il privato.

Invitiamo il Sindaco Mellone a confrontarsi con il proprio alleato alle regionali Presidente Emiliano ed a dare risposte certe ed esaustive alle centinaia di coppie in attesa di una “cicogna”.

Il movimento

Impegno Civico per Nardò – PIERPAOLO LOSAVIO SINDACO

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