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Strali su Facebook, comizi e insulti a giornalisti e opposizione. Ma il sindaco non smentisce i contenuti dell’indagine della Questura di Lecce.

Doveva parlare di parentopoli e ci siamo ritrovati in un comizio. È la triste sintesi del video-intervento trasmesso via Facebook dal sindaco Mellone per difendersi dopo la notizia di un dossier consegnato in Procura dalla Divisione Anticrimine della Questura di Lecce.

Dossier che riguarda affidamenti diretti di beni e servizi comunali a parenti di Mellone e del suo assessore Maria Grazia Sodero.

Nel monologo del sabato pomeriggio il sindaco lancia accuse al giornalista che ha riportato la notizia e all’opposizione che gli chiede spiegazioni. Eppure non trova il tempo per smentire la parentopoli di Palazzo Personè concretizzatasi sotto la sua amministrazione. Anzi, è proprio lui a confermarla.

Il sindaco infatti ammette che suo cugino è stato assegnatario diretto di beni comunali tramite cooperative di cui era socio e che una ditta che aveva fra i soci due cugini dell’assessore Sodero ha svolto lavori per il Comune, anch’essi con affidamento diretto. Ci auguriamo che non spuntino altre parentele e nuovi nomi di assessori e consiglieri comunali, anche se il recente passato dell’attuale amministrazione non lascia ben sperare vista la mole di lavori, incarichi professionali, servizi, immobili e beni comunali affidati con procedure non sempre corrette e coinvolgendo persone legate da rapporti di parentela con esponenti di maggioranza.

Un “amarcord”: nel 2018 un incarico fu assegnato a un ingegnere fratello di un consigliere comunale eletto nell’opposizione e poi passato in maggioranza. Torniamo al presente: nella sua autodifesa il sindaco afferma di aver saputo solo da poco che il suo assessore Maria Grazia Sodero fosse cugina di due soci di una ditta che ha svolto lavori per il Comune. Un “non lo sapevo” che ricorda la memorabile nomina nello staff melloniano di Angelo Calabretti, dirigente che nel 2016 era indagato nell’ambito di un’inchiesta dell’Antimafia. Scoppiato il putiferio, Mellone revocò la nomina di Calabretti e anche in quell’occasione si difese con un “non lo sapevo”.

Singolare poi che il sindaco oggi dinanzi a un’indagine della Divisione Anticrimine se la prenda con l’opposizione! Come se noi fossimo gli inquirenti.

In realtà chiediamo solo legalità e trasparenza, questione che va affrontata sul piano politico. Del resto si occuperà la magistratura. Infine, mentre da un lato è vittima di amnesie e dall’altro scarica colpe sui dirigenti, Mellone regala l’ultima perla quando afferma che “un amico” gli avrebbe riferito che in Procura è pieno di faldoni contro di lui.

In sostanza il sindaco segnala la presenza in tribunale di qualcuno che gli passa informazioni. Parole gravissime. Chi sarebbe la talpa? Un amico? O dici che spunta un altro parente?

I consiglieri comunali
Carlo Falangone
Paolo Arturo Maccagnano
Giancarlo Marinaci
Roberto My
Daniele Piccione
Lorenzo Siciliano

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