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“EX PRETURA, SERVONO ALMENO 4 MILIONI PER RECUPERARE L’IMMOBILE”

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“Il tema dell’utilizzo della ex Pretura, allo stato dei fatti, non è e non può essere all’ordine del giorno dell’agenda amministrativa per il semplice fatto che occorrerebbe affrontare prima un altro tema propedeutico all’uso, cioè il suo recupero strutturale”. Il presidente del Consiglio Andrea Giuranna coglie l’occasione di una richiesta di ordine del giorno a firma del consigliere Lorenzo Siciliano per spiegare lo “stato dell’arte” dell’immobile della ex Pretura di piazza Salandra.

“Non ha senso discutere oggi di cosa fare in quell’immobile – prosegue Giuranna – non perché non sia in qualche modo utile, ma perché occorrerebbe prima reperire almeno quattro milioni di euro per il suo recupero. I lavori eseguiti dall’amministrazione Risi e “spacciati” come intervento quasi risolutivo per il trasferimento in quella sede di alcuni uffici comunali (a tal punto che ci è cascato anche Siciliano), non consentono oggi nemmeno il trasferimento di una sedia. Stime tecniche alla mano, sono necessari diversi milioni di euro per ridargli vita e rimetterlo a disposizione della comunità. Nella parte ristrutturata, che andrebbe comunque ripresa, mancano porte, infissi, climatizzazione, corpi illuminanti, ascensore, arredi, rifiniture. L’amministrazione Mellone ritiene il recupero della ex Pretura una necessità ed è al lavoro per reperire le risorse necessarie a una ristrutturazione funzionale a una possibile sua nuova destinazione.

Banalmente, prima di prendere impegni sul contenuto bisogna avere a disposizione il contenitore. Per questo, la proposta di Siciliano ha semplice natura propagandistica e nulla più. Non solo, la “gratuità” delle future attività di cui auspica la realizzazione è un commovente “amarcord”. Il concetto di gratuità, posto in questa maniera, riporta a un modello di gestione degli spazi culturali superato da almeno trent’anni. Dimostra in questo modo di non avere dimestichezza con concetti come sostenibilità, efficienza ed efficacia che ormai dovrebbero essere patrimonio culturale di ogni amministratore considerati i documenti di programmazione strategica e i bandi prodotti dai ministeri e dalla Regione negli ultimi anni. Per evitare tutto questo, forse gli sarebbe bastato approfondire autonomamente la questione, piuttosto che farsi dettare l’agenda da ricostruzioni di altri in stile fantasy”.  

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