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IL VIAGGIO NEL PALEOLITICO ITALIANO PARTE DAL MUSEO DELLA PREISTORIA DI NARDÒ

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Prestigiosa citazione per il Museo della Preistoria di Nardò, al quale è dedicata una parte di Come eravamo, Viaggio nell’Italia paleolitica, recente libro (edizioni Il Mulino) a cura di Marco Peresani che offre un quadro chiaro dell’Italia paleolitica, un “viaggio” che inizia oltre un milione di anni fa e si snoda attraverso il Paleolitico inferiore, il Paleolitico medio e (con l’arrivo dei primi sapiens) il Paleolitico superiore. L’undicesimo capitolo del volume, dal titolo Visitare oggi il Paleolitico in Italia, parte proprio dal Museo neretino, del quale il docente spiega il percorso, i contenuti, l’importanza, citando i materiali esposti e, in particolare, il ciottolo romanelliano inciso. Un “consiglio” molto qualificato a esperti e appassionati a iniziare da Nardò il percorso tra le “principali soluzioni museali fruibili in Italia – scrive Paresani – che consentono di consolidare l’esperienza del lettore”. A far innescare la “scintilla” tra Paresani, una delle figure scientifiche più rilevanti in Italia, e il Museo ospitato nel chiostro di Sant’Antonio, una visita che lo stesso docente ha fatto qualche mese fa alla preziosa dotazione del sito. Marco Paresani è docente di Culture del Paleolitico alle Università di Ferrara e Verona e coordinatore di ricerche sul popolamento umano della penisola italiana e delle Alpi nel Paleolitico.

Com’è noto, il Museo della Preistoria di Nardò, inaugurato nell’ottobre 2017, ospita manufatti e fossili provenienti dalle indagini archeologiche svolte a partire dagli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso nelle grotte del Parco di Portoselvaggio e Palude del Capitano frequentate nel Paleolitico (grotte di Serra Cicora A, Mario Bernardini, Uluzzo, Uluzzo C, Cavallo, Zei, Torre dell’Alto) e nel sito neolitico di Serra Cicora. Tra i reperti di maggiore rilievo ci sono i più antichi fossili di Homo sapiens del continente euroasiatico, ma un’altra eccezionalità è costituita proprio dall’elevato numero di siti archeologici che testimoniano quasi centomila anni di vita di Homo neanderthalensis prima e di sapiens poi. Il soggetto gestore della struttura è “Nomos – Servizi per la Cultura del Patrimonio”, il direttore è Filomena Ranaldo.

Il lavoro di Marco Peresani cerca di rispondere alla domanda “chi abitò l’Italia nel Pleistocene?” A partire dalla seconda metà del XIX secolo, antropologi e archeologi preistorici esplorano grotte e territori tra le Alpi e la Sicilia riportando alla luce le tracce degli ominini che frequentarono la penisola. Tracce che si palesano sotto forma di focolari, attrezzi e armi in pietra scheggiata, ossa animali, opere d’arte ed elementi di adorno, sepolture umane. Ovviamente trasmettono informazioni fondamentali per ricostruire la vita, il rapporto con l’ambiente, le innovazioni culturali dei cacciatori-raccoglitori in un lungo periodo dell’evoluzione umana. Spesso non visibili sul territorio, queste tracce abbelliscono molti dei nostri musei, tra cui proprio il Museo della Preistoria di Nardò.

“Riempie d’orgoglio – commenta l’assessore all’Ambiente e ai Musei Mino Nataliziola “raccomandazione” del Museo della Preistoria tra i contenitori culturali più importanti d’Italia sul Paleolitico. Soprattutto quando a scriverlo in un suo libro è il professor Marco Peresani, che è tra i più autorevoli studiosi di Preistoria in Italia. Questo riconoscimento evidenzia ancora una volta l’importanza del Distretto del Paleolitico di Portoselvaggio che è strettamente connesso con il Museo della Preistoria di Nardò. Ringrazio per questo importante risultato a favore della cultura del territorio, il direttore del Museo Filomena Ranaldo, i giovani archeologi che gestiscono la struttura per il rigore scientifico e la passione, la Regione Puglia con l’assessore Loredana Capone, la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto, attraverso la Soprintendente Maria Piccarreta, per l’incessante collaborazione, il Gruppo Speleologico Neretino, con il suo presidente Vittorio Marras, per aver fortemente voluto e gettato le basi per l’istituzione di un Museo sulla Preistoria del territorio, infine il direttore del Polo Bibliomuseale salentino Gigi De Luca”.

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