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“MIO FIGLIO È MORTO E NON HO I SOLDI PER IL FUNERALE” – CHIESA E COMUNE ORGANIZZANO IL RITO FUNEBRE MA IL BAMBINO È VIVO

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Tutto era pronto, già ieri mattina, nella chiesa del Sacro Cuore di Nardò, per accogliere la salma di un bimbo di sei anni. La tragica notizia era giunta nella comunità da poche ore e subito in parrocchia ci si era preoccupati dell’allestimento: un poggia bara in raso e un lungo tappeto bianco. Il resto lo avrebbero fatto i fiori, i canti e i palloncini che avrebbero portato i parrocchiani e gli amici.

Il piccolo, erano le notizie, era deceduto a causa di un male incurabile in un grande ospedale e la salma sarebbe giunta alle 14 del pomeriggio a Nardò in modo da celebrare il funerale alle 16. Nella mattinata la madre del piccolo si era recata in parrocchia chiedendo al sacerdote, don Giuseppe Casciaro, di poter vedere l’allestimento funebre per l’ultimo saluto al suo bambino. Ed è scoppiata in lacrime.
Ma il bambino, per fortuna, sta benissimo e non ha nessuna malattia. La madre, però, ha avuto la freddezza di aggiornare il parroco, per mesi, del decorso della malattia del bambino.
Oggi è stato scoperto tutto grazie ad un controllo casuale ma incrociato. Il padre del bimbo si è recato nell’ufficio di Nardò dei Servizi sociali dove ha fatto il nome del figlio per completare una pratica. Ma domenica scorsa, durante la messa, proprio il parroco aveva fatto quel nome, parlando di solidarietà e vicinanza a questa famiglia e chiedendo ai fedeli un contributo spontaneo per aiutare la famiglia a far fronte alle tante spese che avrebbe dovuto sostenere proprio a causa della malattia terminale del piccolo.
In molti hanno aderito fino a raccogliere circa 700 euro.
Tutto il gioco ha retto fino all’epilogo di oggi quando, come si diceva, l’attività congiunta di servizi sociali, polizia locale e carabinieri ha permesso di scoprire l’intera operazione, finalizzata evidentemente a dare credibilità a mesi di richieste. Sono stati gli agenti della polizia locale a seguire la donna fin dentro la sagrestia per raccontare al sacerdote della “doppia” versione della sorte del piccolo.
La donna, insomma, che è di origine settentrionale, ha informato periodicamente il parroco delle condizioni del bambino, aggiornandolo dei mal di testa continui di cui soffriva il piccolo. Chiedendo prima soldi per gli occhiali e poi in continuazione denaro per affrontare quello che, a suo dire, i medici del Gaslini di Genova avevano scoperto: un grave tumore al cervello. Il resto si è saputo solo oggi, a funerale praticamente pronto da celebrare ma senza una bara né un morto che, per fortuna, non c’era.

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